L'ora di lezione si concluse con un sollievo che rasentava la disperazione, e non appena l'ultimo studente si fu dileguato, il Direttore si alzò con un movimento fluido e inequivocabile. "Vittorio," disse De Santis, la sua voce priva di toni, ma con una gravità che riempiva l'aula vuota, "vieni, ti devo parlare." Il tragitto fu muto, ogni passo di Vittorio un'eco della sua sconfitta. Nell'ufficio, l'aria era tesa e formale, la luce modulata che creava un'atmosfera quasi inquisitoria. De Santis si sedette alla sua scrivania, le mani intrecciate. "Vittorio," iniziò, la sua voce che si addolciva appena, tradendo un raro barlume di disagio, "la decisione che ti riguarda... non è mia. È arrivata da Roma. Direttamente dal Ministero. Sai, le tue 'anomalie' hanno attirato l'attenzione di chi sta molto più in alto di noi, di chi ha risorse e interessi che vanno ben oltre la fisica accademica." Fece una pausa, un sospiro quasi impercettibile. "Non potevo fare nulla, credimi. È stato un ordine. Mi è stato imposto di sollevarti dall'incarico, di interrompere il progetto... per motivi che non mi sono stati nemmeno del tutto chiariti, se non con generici riferimenti alla 'sicurezza nazionale' e alla 'delicatezza del fenomeno'. Capisco quanto sia un colpo per te, Vittorio. So quanto ci tieni a questa ricerca." De Santis si sporse leggermente, e per la prima volta, un lampo quasi umano attraversò i suoi occhi, un misto di dispiacere e di velato avvertimento. "Ti consiglio di prenderti del tempo. Hai un accumulo considerevole di ferie. Prendi un periodo di riposo, quindici giorni, lontano da Firenze. Svaligia il cervello. Ti farà bene. Ti aiuterà a metabolizzare, a rimettere in ordine i pensieri. E a noi darà il tempo di riorganizzare il Dipartimento, in attesa di nuove... 'direzioni'." Era una concessione, un ultimatum celato, un modo per allontanarlo senza clamore, eppure, per Vittorio, quelle parole furono una manna dal cielo. Quindici giorni. Il tempo prezioso per scomparire nell'ombra, per raggiungere Luca e Valentina nel Valdarno e sondare l'abisso temporale.
Il viaggio di ritorno verso l'attico di Coverciano fu un transito ovattato attraverso una Firenze che, pur splendente nella luce del mattino, gli sembrava ormai solo una scenografia. Ogni edificio, ogni ologramma pubblicitario, ogni navetta silenziosa, erano dettagli di una normalità che si sentiva aliena, un velo sottile che nascondeva un abisso. Quando varcò la soglia, il profumo familiare di pulito e di caffè sintetizzato lo avvolse, un'illusione di quiete che si scontrò violentemente con il tumulto che gli ribolliva dentro. Trovò Eloisa ad aspettarlo in salotto, seduta sul divano, il suo volto tirato dalla preoccupazione, gli occhi marroni che lo interrogarono silenziosamente. Si lasciò cadere accanto a lei, esausto, e con voce rauca, le raccontò la conversazione con De Santis, della “sospensione” dal progetto, ma soprattutto della concessione inaspettata: quindici giorni di ferie, un ordine velato di allontanarsi da Firenze. "Lui non lo sa," mormorò Vittorio, la sua voce ora intrisa di una febbrile speranza, "ma questi quindici giorni sono la nostra opportunità. Luca ha avuto un'idea, Eloisa. Folle, rischiosa, ma è l'unica via. Possiamo continuare la ricerca... nell'ombra. Lui dice che con i dati che abbiamo e la potenza dell'IA, possiamo ricreare il varco, la sua risonanza, in un ambiente virtuale. Non dovremmo più andare lì sotto, non dovremmo esporci ai loro occhi. E ha un posto, una vecchia casa dimenticata della zia, sperduta nel Valdarno. Completamente offline, inaccessibile. Il nostro... santuario."
Eloisa ascoltava, gli occhi che si sgranavano, le parole di Luca che le dipingevano un quadro incredibile di audacia e disperazione. Il sollievo per la possibilità di non dover più affrontare il sito si mescolava al terrore per la natura di quella ricerca clandestina. Vittorio, sentendo il suo sguardo, le prese le mani, stringendole forte. "Ma capisci, Eloisa," continuò, la sua voce che si faceva un sussurro carico di gravità, "questo deve rimanere il nostro segreto più inviolabile. Quegli agenti... ci stanno monitorando. Se scoprissero che stiamo aggirando il loro controllo, che stiamo continuando a sondare questa 'distorsione temporale', le 'conseguenze estremamente gravi' di cui parlavano diventeranno realtà. Non solo per me. Per noi. Per Luca, Valentina. E soprattutto per Giulio. Ogni nostra mossa sarà sotto la lente. Ogni parola, ogni accenno, un potenziale tradimento che potrebbe metterci tutti in pericolo mortale. Questo progetto è ora più fragile di quanto lo sia mai stato, e la sua protezione dipende dalla nostra assoluta, totale discrezione. Non possiamo permetterci errori, amore mio. Non ora." La sua implorazione era un patto, un giuramento silenzioso tra loro due, l'ultimo baluardo contro un mondo che minacciava di inghiottirli. Eloisa annuì, le lacrime che le si asciugavano sul viso, sostituite da una ferrea risoluzione. La paura era ancora lì, ma l'idea di combattere, di proteggere ciò che amava, ora aveva un volto, un luogo e un piano, per quanto folle.
Vittorio si ritirò nel suo studio, il sibilo discreto della porta scorrevole che si chiudeva alle sue spalle, trasformando il rifugio in un bunker assediato. Sedette alla sua console, e gli schermi curvi si accesero con un bagliore freddo, proiettando nell'aria ologrammi fluttuanti di formule matematiche e visualizzazioni complesse. Con le dita ferme, ma con un'energia febbrile che contrastava con la stanchezza che gli scavava le occhiaie, Vittorio iniziò il meticoloso processo di estrazione e compilazione. Ogni riga di codice, ogni grafico di risonanza quantistica, ogni modello predittivo che aveva generato da solo, lontano da occhi indiscreti, e soprattutto, la verità spietata disvelata dalla ‘mente concettuale’ di Luca – le prove della distorsione temporale, l'eco lontana di mondi che vibravano fuori dalla loro epoca – vennero riversati in un piccolo drive ultra-criptato. Il dispositivo, un frammento di silicio e memoria, racchiudeva in sé il battito di un’anomalia inimmaginabile, il principio di una piega nel tempo che poteva riscrivere il passato e cancellare il futuro. Vittorio lavorò con una concentrazione assoluta, il volto tirato che rifletteva la tensione palpabile nel suo studio; sapeva che ogni byte era un mattone di quella fortezza di segreti che dovevano costruire contro il nemico invisibile che li braccava. Una volta completato il trasferimento, il drive luccicava nella sua mano, pronto a essere affidato a Luca, l'unica chiave per il loro laboratorio d'ombra nel cuore segreto del Valdarno.
(Continua nei prossimi post tutti i lunedì)
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