Vittorio sentì un gelo corrergli per le vene, una paralisi temporanea che gli mozzò il respiro. L'Agente Morandi era una parete di granito, il suo sguardo un monito silenzioso che annullava ogni possibilità di ribellione. Ma l'immagine del volto terrorizzato di Eloisa lo riportò bruscamente alla realtà. Si voltò verso di lei, e in un istante, in quello sguardo disperato, riversò tutto l'amore e la rassicurazione che poteva, un patto silenzioso di fiducia in un momento in cui il mondo crollava. Le prese la mano, stringendola forte, il suo pollice che disegnava un cerchio rassicurante sul dorso della sua. "Eloisa, va tutto bene," mormorò, la voce bassa ma con una fermezza che non sentiva. "Non preoccuparti. È solo... un'emergenza lavorativa. Rientrerò presto." Le sue parole erano una menzogna, un tentativo disperato di proteggerla dall'abisso che si era appena spalancato, ma nel suo sguardo lei lesse una promessa implicita: avrebbe combattuto. Lasciando la sua mano, che fremeva leggermente, si voltò verso i due uomini. "Andiamo," disse, la sua voce ora ferma, priva di ogni timore apparente, un'armatura forzata contro la tempesta che lo stava per inghiottire. Gli agenti non dissero una parola, si limitarono a un cenno impercettibile, e lo scortarono fuori dall'attico, oltre i corridoi immacolati, verso l'esterno dove attendeva una navetta blindata e silenziosa, priva di loghi, un veicolo fantasma che lo avrebbe trasportato lontano dalla sua vita, verso l'ignoto.
Il viaggio fu breve e muto, la navetta che sfrecciava attraverso Firenze, d'improvviso virò verso una strada secondaria che conduceva lontano dalla civiltà. L'aria divenne più fredda, più densa, mentre si avvicinavano a una recinzione perimetrale alta e mimetica, punteggiata da torrette automatizzate e sensori a infrarossi invisibili. Era una base militare. Le pesanti barriere si aprirono senza rumore, rivelando un complesso di edifici prefabbricati in acciaio e composito, privi di finestre, illuminati da luci al plasma di un bianco crudo, che conferivano all'ambiente un'aura spietata e funzionale, un luogo più adatto a custodire segreti che a ospitare la ricerca accademica. Condotto attraverso corridoi labirintici, Vittorio fu infine fatto accomodare in una stanza spoglia, le pareti di materiale anti-eco che assorbivano ogni suono, un tavolo metallico al centro e tre sedie. L'Agente Morandi e il suo collega presero posto di fronte a lui, i loro volti inespressivi come maschere, lo sguardo fisso e penetrante. "Professor Bardi," iniziò Morandi, la sua voce piatta che riempiva il silenzio. "Siamo a conoscenza della sua presenza non autorizzata nel sito di ricerca sotto il Duomo, insieme ai suoi colleghi Luca Pozzi e Valentina Moretti. Ci spieghi le ragioni di tale violazione dei protocolli di sicurezza." Non era una domanda, ma un'accusa velata. Vittorio si schiarì la gola, la stanchezza che tornava a farsi sentire, ma la sua mente già costruiva la narrativa plausibile, un muro di parole tecniche dietro cui nascondere l'incredibile verità. "Agente Morandi," iniziò, scegliendo con cura ogni parola, "sono consapevole di aver infranto i protocolli. Ma la situazione richiedeva una decisione rapida e... non convenzionale. Il professor De Santis, il mio Direttore di Dipartimento, mi ha concesso un ultimatum di due settimane per presentare risultati concreti sul progetto del vuoto energetico. Le risorse sono terminate, e la sospensione della ricerca è imminente. I dati che avevamo raccolto finora erano... anomali. Non rispondevano ai modelli attesi per la produzione energetica, ma suggerivano qualcosa di diverso, di più complesso, che avevo bisogno di approfondire con urgenza, prima che il progetto venisse archiviato. Luca e Valentina erano essenziali per rianalizzare alcuni parametri specifici, per cercare una chiave di lettura alternativa. Non potevamo aspettare le lungaggini burocratiche per un accesso notturno formale. Era un atto disperato per salvare il progetto, non una violazione con intenti illeciti." Mentre parlava, l'espressione di Morandi rimase imperscrutabile, ma Vittorio colse un lampo quasi impercettibile nei suoi occhi, un segnale che, seppur non pienamente convinto, l'Agente aveva riconosciuto la logica interna della sua "spiegazione di copertura".
Vittorio raddrizzò la schiena sulla sedia metallica, sentendo il freddo del materiale penetrargli attraverso i vestiti, ma la stanchezza fisica era ormai stata sostituita da una lucidità gelida. Aveva fornito la sua spiegazione, un velo di mezze verità, e ora era il momento di sondare l'altro lato del tavolo. Il silenzio nella stanza, rotto solo dal ronzio quasi impercettibile dell'impianto di ventilazione, sembrava amplificare ogni respiro, ogni battito cardiaco. Gli occhi di Morandi erano fissi sui suoi, imperscrutabili, un muro di indifferenza addestrata. "Agente Morandi," iniziò Vittorio, la sua voce, seppur stanca, ora intrisa di una curiosità scientifica che faticava a celare la punta di terrore e indignazione. "Ho spiegato la mia violazione dei protocolli in termini di urgenza accademica e pressione sui finanziamenti." Fece una pausa, il suo sguardo che non abbandonava quello dell'agente. "Ma con tutto il rispetto, la mia spiegazione, per quanto onesta nelle sue motivazioni, non giustifica certo il vostro... coinvolgimento."
Si sporse leggermente in avanti, i suoi occhi verdi che cercavano una fessura in quell'armatura di impassibilità. "Siamo qui, in una base militare, in una struttura chiaramente destinata a operazioni ben diverse dalla ricerca di nuove fonti energetiche. Non stiamo parlando di un errore amministrativo o di un semplice accesso non autorizzato al sito. Stiamo parlando di voi, qui, adesso. La vostra presenza implica una gravità che va ben oltre la sospensione dei fondi per un progetto di fisica." La sua voce si fece più incisiva, puntando il dito sulla palese incongruenza. "Qual è il vero motivo di questa fretta? E soprattutto," la domanda gli uscì con una punta di sfida, la sua mente di scienziato che non poteva ignorare l'evidenza, "perché un'agenzia governativa di sicurezza nazionale, con mezzi e metodi che evocano ben altri scenari, è così interessata a un progetto di ricerca sul vuoto energetico?" Il suo sguardo implorava una risposta, non solo per sé, ma per la consapevolezza che essi dovevano sapere, o sospettare, molto di più di quanto lui avesse osato confessare.
L'Agente Morandi inclinò leggermente la testa, un gesto impercettibile che a Vittorio sembrò amplificare il silenzio opprimente della stanza. Il suo sguardo di ghiaccio non tradiva emozione alcuna, ma la sua voce, quando riprese a parlare, si fece più grave, intrisa di un'autorità che tagliava l'aria come una lama. "Professor Bardi, la sua spiegazione è registrata. Ma sia chiaro: le agenzie governative di sicurezza nazionale non intervengono per una semplice violazione dei protocolli accademici, né per questioni di bilancio universitario. I nostri interessi sono di natura ben diversa." Fece una breve pausa, e in quel silenzio carico di minaccia, Vittorio percepì un abisso che andava oltre la sua immaginazione. "Da mesi, professore, monitoriamo le operazioni nel sito sotto il Duomo. I nostri algoritmi di intelligenza predittiva hanno rilevato anomalie nei flussi di dati che lei stesso ha prodotto, discrepanze significative tra ciò che veniva riportato nei rapporti ufficiali al Dipartimento e le firme energetiche grezze intercettate dai nostri sistemi. Non stiamo parlando di semplici picchi o rumori di fondo, ma di pattern inequivocabili di un fenomeno che lei ha definito 'singolare' e 'non contemplato'. Ebbene, la nostra analisi suggerisce che è molto di più." Morandi si sporse leggermente in avanti, il suo sguardo penetrante che trafiggeva Vittorio. "Adesso, professore, vogliamo sapere. Non la versione ufficiale. Non le scuse per i fondi. Vogliamo sapere, qui e adesso, cosa ha scoperto realmente sotto la Cupola del Brunelleschi. Qual è la vera natura di questa 'risonanza' che lei è l'unico, a quanto pare, ad aver compreso fino in fondo"
Vittorio sentì il sangue defluire dal viso, ma un'istintiva determinazione a proteggere il segreto più grande della sua vita gli diede la forza di reagire. Si schiarì la gola, sforzandosi di mantenere la calma, la sua mente che lavorava a velocità febbrile per tessere una rete di mezze verità e gergo scientifico. "Agente Morandi," iniziò, la sua voce un po' più ferma, "la natura di questa risonanza, come ho già avuto modo di anticipare al mio Dipartimento, è estremamente complessa. Si tratta di un'anomalia nel campo quantistico locale, una firma energetica che non corrisponde a nessuna delle nostre attuali teorie sul vuoto energetico per scopi applicativi." Si passò una mano sulla barbetta, un gesto che tradiva la sua tensione. "I dati mostrano picchi di energia che vibrano a frequenze incredibilmente alte e sottili, e pattern che suggeriscono interazioni a un livello fondamentale con la struttura stessa della realtà fisica. Non si tratta di energia sfruttabile nel senso classico del termine, come un nuovo reattore. È un fenomeno che implica una revisione profonda dei nostri modelli teorici. È qualcosa di radicalmente nuovo, che sfida la nostra comprensione attuale della fisica. Richiede uno studio approfondito e risorse ingenti per essere compreso appieno. È per questo che ho parlato di 'implicazioni che vanno ben oltre la semplice produzione energetica': è un'opportunità unica per riscrivere i libri di fisica, per espandere le nostre conoscenze sui fondamenti dell'universo. Ma, per ora, si tratta appunto di 'anomalie energetiche' uniche, che devono ancora essere studiate, analizzate e comprese in ogni loro minimo dettaglio. Non c'è... non c'è nulla di più, per ora. Solo la necessità di più tempo e più risorse per decifrare l'inspiegabile."
Morandi si limitò a un cenno quasi impercettibile al collega, un'intesa silenziosa e fugace che Vittorio non riuscì a decifrare. L'Agente Costa, in risposta, fissò Bardi con uno sguardo privo di espressione, ma carico di una tacita sfiducia. Il silenzio si prolungò per qualche istante, pesante come piombo, prima che Morandi riprendesse la parola, la sua voce piatta e priva di inflessioni che risuonava nella stanza asettica. "Professor Bardi," iniziò, senza cambiare tono, "la sua spiegazione è stata attentamente ascoltata. Ci riserviamo di approfondire le sue motivazioni e la natura delle sue anomalie." I suoi occhi di ghiaccio non lasciarono quelli di Vittorio. "Sia chiaro, tuttavia, che le nostre operazioni di monitoraggio nel sito sotto il Duomo continueranno. Con o senza il finanziamento del suo Dipartimento. Il nostro interesse per quel luogo e per ciò che vi si agita non dipende dalle sue scadenze accademiche." Era una velata minaccia, un'affermazione di controllo che andava ben oltre il contesto universitario, relegando la sua ricerca a una pedina in un gioco molto più grande e pericoloso.
Si sporse leggermente in avanti, il suo atteggiamento formale che si faceva improvvisamente più minaccioso. "E ora, parliamo della natura di questo incontro," continuò Morandi, la voce che si abbassava appena, conferendo a ogni parola un peso inaudito. "Quanto le è stato rivelato qui, la nostra stessa esistenza e le nostre operazioni... tutto questo è classificato come segreto di stato di massima urgenza. Le implicazioni di ciò che lei sta investigando, professore, sono di una portata tale da trascendere qualsiasi questione accademica o persino la sua comprensione attuale. È una materia che minaccia la stabilità della sicurezza nazionale. Pertanto, lei ha il dovere assoluto di mantenere il riserbo più totale su quanto le è stato comunicato oggi. Questo interrogatorio non è mai avvenuto. La sua presenza qui, la nostra... devono rimanere un segreto inviolabile. Ogni tentativo di divulgare informazioni, ogni minima indiscrezione, avrà conseguenze estremamente gravi, non solo per lei, ma per chiunque possa essere coinvolto indirettamente." Le sue parole calarono su Vittorio come una sentenza definitiva, un'ulteriore catena che lo legava al suo spaventoso segreto, trasformando la sua scoperta più grande in una prigione silenziosa imposta dallo Stato. Vittorio sentì il sudore freddo sulla fronte, il respiro che gli si mozzava in gola, il peso del mondo e di tutti gli universi che si caricava sulle sue spalle, ora non più solo per paura del varco, ma per il terrore di un controllo onnipresente e spietato.
(Continua nei prossimi post)
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