Aprì la bocca per rispondere, ma le parole gli si incepparono. "Anomalie... molte," riuscì finalmente a dire, la sua voce un po' più alta del necessario, tradendo la sua tensione. "Non... non esattamente quelle che mi aspettavo in termini di produzione energetica." Si fermò, cercando disperatamente un linguaggio che potesse fare da ponte tra la sua incredibile scoperta e la comprensione dei suoi colleghi, un vocabolario che non suonasse come pura follia. "Abbiamo rilevato... un punto di risonanza quantistica estremamente elevata, in un'area molto localizzata sotto la Cupola. Un fenomeno... singolare. Le firme energetiche... suggeriscono interazioni con il campo quantistico locale a un livello... non contemplato dalle teorie attuali sul vuoto energetico." Evitò di menzionare la sua convinzione che quel punto non fosse un semplice fenomeno fisico, ma qualcosa di attivo, di vivo. Gli sguardi dei colleghi si fecero più attenti, alcuni perplessi, altri con un lampo di interesse puramente scientifico. Ma Vittorio sapeva che le sue parole erano solo un pallido riflesso della verità, un tentativo di nascondere un oceano di complessità e pericolo dietro un velo di gergo tecnico. La domanda di De Santis su ulteriori dettagli o possibili applicazioni industriali si scontrò contro il muro del suo imbarazzo e del suo terrore. Si sentiva intrappolato, incapace di condividere il peso che portava, prigioniero del suo stesso segreto cosmico che lo allontanava sempre più dal mondo accademico e dalla normalità.
Più tardi, nell'ufficio di Renato De Santis l'aria era più densa, più formale di quella della sala riunioni. Vetri opachi modulavano la luce esterna, creando un'atmosfera misurata che si addiceva al Direttore del Dipartimento di Fisica. De Santis era seduto alla sua ampia scrivania olografica, le mani intrecciate, lo sguardo penetrante fisso su Vittorio che si era seduto sulla sedia di fronte, sentendosi inspiegabilmente piccolo. Il silenzio si protrasse per qualche istante, carico di un'attesa che mise Vittorio a disagio.
De Santis si schiarì la voce, un suono asciutto. "Vittorio," iniziò, la sua voce era priva di inflessioni inutili, "la tua relazione in riunione... è stata, diciamo, sintetica." Fece una breve pausa, e i suoi occhi non lasciarono quelli di Vittorio. "Hai parlato di 'anomalie', di 'risonanza quantistica non contemplata'. Tutto molto suggestivo, certo. Ma concretamente, a che punto siamo?" Il tono era quello di chi chiede conto di un investimento, non di un'indagine scientifica pura.
Vittorio sentì una stretta allo stomaco. Sapeva dove stava andando a parare. "Renato," rispose, cercando di mantenere la calma, la sua voce che tradiva però una leggera tensione. "Come ho cercato di spiegare, i dati sono estremamente complessi. Stiamo esplorando un fenomeno... unico. Non si tratta del vuoto energetico come lo conosciamo. C'è un'interazione a un livello fondamentale che richiede un'analisi approfondita." Afferrò istintivamente gli occhiali, un gesto nervoso.
De Santis inclinò leggermente la testa. "Approfondita, certo. Ma anche rapida, Vittorio," disse, la sua voce ora più ferma, quasi tagliente. "Sai bene che questo progetto ha assorbito risorse significative. Sensori dedicati, manutenzione, accesso all'area... Non sono spese piccole, e il Dipartimento deve giustificarle." Si appoggiò allo schienale della sedia. "Quando proponemmo questa ricerca, l'obiettivo era chiaro: nuove fonti energetiche pulite. Risultati applicabili."
Vittorio deglutì. "Lo capisco. Ma ciò che abbiamo trovato... potrebbe avere implicazioni che vanno ben oltre la semplice produzione energetica. Potrebbe riscrivere alcune delle nostre teorie fondamentali sulla realtà..." cercò di argomentare, la sua passione per la scoperta che affiorava nonostante la paura.
"Implicazioni teoriche sono affascinanti, ne convengo," lo interruppe De Santis, senza un'ombra di concessione nel tono. "Ma non pagano le bollette né garantiscono i fondi per il prossimo anno. Siamo un dipartimento di fisica applicata, Vittorio, non di metafisica." Si sporse in avanti, le mani di nuovo intrecciate sul tavolo. "Ascolta. Le risorse per questo progetto sono quasi esaurite. I risultati che hai presentato finora non giustificano un ulteriore stanziamento."
La gola di Vittorio era secca. Si sentiva intrappolato, con il peso del segreto che lo schiacciava. Come poteva spiegare che quei dati "non applicabili" suggerivano la presenza di varchi dimensionali sotto un monumento che migliaia di turisti visitavano ogni giorno? "Ho bisogno di più tempo," implorò, la sua voce quasi un sussurro, disperato. "Sono vicino a capire cosa significano queste firme... questa risonanza."
De Santis scosse lentamente la testa. "Il tempo è l'unica cosa che in questo momento non abbiamo in abbondanza, Vittorio," disse, la sua voce che si addolciva appena, ma non nel contenuto. "Ti darò ancora... due settimane. Due settimane per presentarmi qualcosa di più concreto. Una pubblicazione promettente, una direzione chiara e sfruttabile per la ricerca futura, qualcosa che dimostri che questi fondi non sono stati sprecati in 'anomalie' inspiegabili." Il suo sguardo si fece di nuovo penetrante. "Altrimenti, mi dispiace. Dovrò valutare una sospensione dei finanziamenti per questa ricerca. E sai cosa significa."
Le parole di De Santis caddero su Vittorio come macigni. Sospensione significava fine. Significava dover abbandonare i sensori, la Cupola, il segreto che stava consumando la sua vita. Significava lasciare quel varco instabile inosservato, potenzialmente a disposizione di qualcun altro, o peggio, che potesse aprirsi senza controllo. Sentì un sudore freddo bagnargli la fronte. "Due settimane..." mormorò, la parola che gli si spezzava sulle labbra. Era una condanna.
De Santis si alzò, segnando la fine dell'incontro. "Due settimane, Vittorio. Spero tu possa trovare quello che cerchi. Per il bene del Dipartimento... e per il tuo." Non c'era minaccia nel suo tono, solo la fredda logica amministrativa e accademica.
Vittorio si alzò a sua volta, le gambe un po' instabili. Ringraziò meccanicamente e uscì dall'ufficio del Direttore, lasciandosi alle spalle la luce misurata e il silenzio formale. Si ritrovò nel corridoio luminoso e animato del Dipartimento, ma si sentiva più solo che mai. Due settimane. Il conto alla rovescia era iniziato, e non sapeva se quello che avrebbe trovato sotto la Cupola in quel breve lasso di tempo lo avrebbe salvato... o lo avrebbe condannato definitivamente.
(Continua nei prossimi post)
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